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IL CARACALLA FESTIVAL 2025 SI APRE “TRA SACRO E UMANO”

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Debutta oggi alla Basilica di Massenzio la nuova edizione del festival dell’Opera di Roma, con cinque nuove produzioni tra cui Handel, Bernstein, Verdi e Pina Bausch

Roma – Si alza oggi, 1° luglio, il sipario sul Caracalla Festival 2025, una delle manifestazioni più attese dell’estate romana, affidata quest’anno alla direzione artistica di Damiano Michieletto. Il titolo scelto per l’edizione, "Tra sacro e umano", riflette l’intenzione di mettere in dialogo la grande musica colta con espressioni più immediate e popolari, in un viaggio che attraversa oratori, musical, opera e danza.

A inaugurare il festival, alla suggestiva Basilica di Massenzio, è La Resurrezione di Georg Friedrich Handel, diretta da George Petrou con la regia di Ilaria Lanzino, al suo debutto italiano. Lanzino, già attiva all’estero, propone un allestimento intimo e contemporaneo: “Lo spettacolo parla di una famiglia in lutto, di fede, della sua perdita e del dolore che tutti dobbiamo superare, anche attraverso la spiritualità”, ha dichiarato.

Ma il Caracalla Festival 2025 non è solo arte: è anche occupazione e lavoro. Lo ha sottolineato il sovrintendente Francesco Giambrone, parlando al Teatro Costanzi: “È un giorno di festa vedere tanti artisti insieme. In un mese e mezzo metteremo in scena cinque nuove produzioni, quattro opere e un balletto, coinvolgendo circa mille professionisti altamente qualificati”. Con orgoglio, Giambrone ha annunciato anche l’undicesimo bilancio consecutivo in attivo del Teatro dell’Opera di Roma, approvato oggi dal Consiglio di indirizzo.

Il sindaco di RomaRoberto Gualtieri, presidente della Fondazione musicale, ha elogiato il Teatro dell’Opera come “una macchina delle meraviglie” che occupa un ruolo centrale nella scena culturale italiana ed europea.

Il programma prosegue il 5 luglio con uno dei momenti più attesi: West Side Story di Leonard Bernstein, con la regia dello stesso Michieletto, al suo debutto nel musical. “È un’opera moderna che parla di immigrazione, omofobia, inclusione. Solo una mente geniale come quella di Bernstein poteva concepirla”, ha commentato il direttore Michele Mariotti, anche lui al debutto su questo repertorio. L’ambientazione sarà una piscina abbandonata, simbolo di decadenza e speranza. In scena anche 60 interpreti per la spettacolare sequenza del mambo.

Dal 19 luglio, spazio a La Traviata di Verdi, diretta da Francesco Lanzillotta con una coreografia di forte impatto scenico. La regia è affidata alla slovacca Slàva Daubner, che ha voluto rappresentare una Violetta dal “carattere forte ma prigioniera di un corpo fragile e malato”, con un finale volutamente “deromanticizzato”.

Il 20 luglio sarà la volta di Don Giovanni di Mozart, diretto da Alessandro Caldaro e con Roberto Frontali nei panni di un Don Giovanni maturo. La regia è di Vasily Barkhatov, che ha ammesso: “È un’opera che amo ma che mi spaventa, perché è leggera e seria al tempo stesso. Se non me l’avesse proposto l’Opera di Roma, forse non l’avrei mai affrontata”.

La grande danza chiuderà il mese di luglio: il 30 e 31 andrà in scena Le Sacre du Printemps di Pina Bausch, in una prima assoluta per una compagnia italiana, con la supervisione di Clémentine Deluy e Jorge Puerta Armenta. In programma anche Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon e il celebre Bolero di Maurice Béjart, con l’artista ospite Friedeman Vogel. Confermato anche il ritorno di Roberto Bolle and Friends, il 15 e 16 luglio.

Gran finale il 7 agosto con i Carmina Burana diretti da Diego Matheuz, con il coro guidato da Ciro Visco, per una chiusura in grande stile di un festival che si preannuncia memorabile.

01/07/2025

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