Dopo 37 anni alla guida di Vogue US, Anna Wintour si dimette da direttrice della celebre rivista, lasciando un segno indelebile non solo nel mondo della moda ma anche nell’immaginario artistico e culturale globale. A darne notizia sono fonti internazionali e la rivista People, secondo cui Wintour manterrà i suoi ruoli di Global Chief Content Officer di Condé Nast e direttrice editoriale globale di Vogue.
Icona riconosciuta di stile e potere creativo, Wintour ha diretto Vogue dal 1988, rivoluzionandone completamente il linguaggio visivo e concettuale. Il suo primo numero, quello di novembre 1988, è oggi oggetto di studio nei corsi di fotografia e comunicazione visiva: la modella Michaela Bercu in jeans da 50 dollari e un maglione haute couture di Christian Lacroix fu immortalata da Peter Lindbergh in uno scatto che ruppe le regole dell’eleganza tradizionale. Era l’inizio di un nuovo dialogo tra arte, moda e realtà.
Nel corso della sua carriera, Anna Wintour ha saputo trasformare Vogue in un laboratorio creativo a cielo aperto, dove arte, fotografia, performance, design e narrativa si sono intrecciati sotto la sua regia. Ha collaborato con i più grandi fotografi contemporanei – da Irving Penn a Annie Leibovitz – contribuendo a definire lo stile visivo della fine del XX secolo e dei primi decenni del XXI. Non solo moda, ma un racconto visivo coerente, colto e influente.
Il suo contributo all’arte contemporanea non si limita alla carta stampata: con il Met Gala, che organizza ogni anno al Metropolitan Museum di New York, Wintour ha trasformato un evento di raccolta fondi in una vera e propria installazione vivente, dove il confine tra moda e arte performativa si dissolve. A lei si deve l’elevazione del costume a forma d’arte globale, celebrata con temi che spaziano dal surrealismo alla religione, dalla tecnologia al camp.
Infine, il September Issue – il monumentale numero di settembre – è diventato un’opera editoriale di culto, tanto da essere protagonista di mostre, documentari e progetti di archivio. In esso si concentra il meglio della produzione artistica di ogni stagione: stilisti, fotografi, illustratori e scrittori si riuniscono sotto la direzione di Wintour per anticipare le estetiche future.
La sua influenza è così penetrante da aver ispirato anche la letteratura e il cinema: l’ex assistente Lauren Weisberger le ha dedicato il bestseller Il diavolo veste Prada, poi trasposto sul grande schermo con Meryl Streep nei panni di una direttrice tanto temuta quanto venerata.
Con le sue dimissioni dalla guida di Vogue US, Anna Wintour lascia un vuoto che va ben oltre l’editoria di moda. Si chiude un capitolo fondamentale nella storia dell’estetica contemporanea, in cui la rivista è stata al tempo stesso specchio e motore delle evoluzioni artistiche e culturali. Un’eredità che continuerà a influenzare generazioni di creativi, anche ora che il suo ruolo cambia forma, ma non sostanza.
27/06/2025
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