New York – Il Metropolitan Museum of Art alza la voce e lo fa con stile. Il Costume Institute inaugura il 10 maggio “Superfine: Tailoring Black Style”, la prima mostra interamente dedicata a stilisti afroamericani e al ruolo rivoluzionario della moda maschile nera nella cultura globale. In un'epoca in cui i temi di diversità e inclusione vengono messi in discussione persino a livello politico – basti pensare al recente bando di Donald Trump contro progetti DEI (Diversità, Equità e Inclusione) – il Met risponde con una mostra potente e profondamente politica.
Curata da Andrew Bolton con la consulenza accademica di Monica Miller del Barnard College, “Superfine” non è solo una celebrazione estetica: è una dichiarazione di intenti. È il segno tangibile di un’istituzione che si schiera a favore del cambiamento, dell’autodeterminazione, della memoria e della visibilità. E lo fa partendo dalla moda, dalla sartoria come atto di ribellione, dal dandysmo nero come affermazione di identità e strumento di riscatto sociale.
Il titolo della mostra si ispira al memoir di un ex schiavo africano del XVIII secolo che, dopo aver comprato la libertà, scrisse che avrebbe indossato “un abito confezionato con stoffa sopraffina”: un modo per rivendicare dignità e presenza. Ed è proprio attraverso questo filo narrativo che il Met intreccia storia, politica e bellezza, accostando livree ottocentesche a creazioni contemporanee di designer come Virgil Abloh, Ib Kamara, Grace Wales Bonner, Olivier Rousteing, Pharrell Williams e molti altri.
La mostra si sviluppa in dodici sezioni tematiche – tra cui proprietà, caricatura e cosmopolitismo – e include oltre 150 capi entrati nelle collezioni del Met dal 2020. Ogni abito, ogni accessorio è una testimonianza: della resilienza, della creatività, dell’influenza culturale di chi, pur spesso ai margini, ha riscritto le regole dell’eleganza maschile.
Durante il Met Gala di quest'anno, che ha raccolto una cifra record di 31 milioni di dollari per sostenere il Costume Institute, sono stati proprio gli “uomini di stile” a dominare il tappeto rosso. Da Pharrell Williams – oggi alla guida del menswear di Louis Vuitton – al pilota Lewis Hamilton, fino a LeBron James, Colman Domingo e A$AP Rocky (partner di Rihanna, che durante la serata ha annunciato la sua terza gravidanza). Tutti hanno contribuito a un evento che Bolton ha definito "un rinascimento del menswear".
Tra gli ospiti illustri mancava però una figura che negli anni ha incarnato quel connubio tra potere e moda: Sean Combs, alias Puff Daddy, assente perché coinvolto in un processo per reati sessuali proprio in quei giorni a New York. Un'assenza pesante, che getta una luce ulteriore sulla complessità del rapporto tra immagine pubblica, cultura e responsabilità.
Il direttore del Met, Max Hollein, ha riassunto così lo spirito dell’iniziativa: “La missione del museo è connettere le persone alla creatività, alla conoscenza e al dialogo. Superfine è un esempio di quanto possa essere potente questo lavoro”.
In un’America polarizzata, dove anche l’arte è chiamata a prendere posizione, il Met lancia il suo messaggio: la moda nera non è solo tendenza, è una forma di libertà.
06/05/2025
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