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LA FOTO DELL’ANNO DEL WORLD PRESS PHOTO È UNO SCATTO DA GAZA DI SAMAR ABU ELOUF

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Un’inquadratura silenziosa, eppure assordante. Uno sguardo che racchiude la disperazione e il coraggio. Un corpo piccolo, segnato dalla guerra, ma pieno di vita. È la fotografia che ha vinto il prestigioso riconoscimento di Photo of the Year del World Press Photo 2024, uno dei premi più importanti al mondo nel fotogiornalismo.

L’autrice è Samar Abu Elouf, fotoreporter palestinese, che ha catturato un momento straziante e potente: il ritratto del piccolo Mahmoud Ajjour, 9 anni, gravemente ferito mentre cercava di fuggire da un attacco israeliano a Gaza City nel marzo 2024. La foto, pubblicata dal New York Times, mostra un’infanzia rubata, un futuro sospeso, e al tempo stesso una resilienza che commuove e interpella.

Mahmoud stava cercando di salvare la sua famiglia. Si era voltato per incitarli a correre, a non fermarsi. È stato allora che un’esplosione gli ha strappato un braccio e devastato l’altro. Oggi vive a Doha, in Qatar, nello stesso complesso residenziale della fotografa che ha documentato la sua storia. Dopo un delicato intervento medico, il bambino sta imparando a usare i piedi per scrivere, aprire le porte, giocare. Il suo sogno? Avere delle protesi e vivere come ogni altro bambino.

Secondo le Nazioni Unite, a dicembre 2024 Gaza contava il più alto numero pro capite di bambini amputati al mondo. Un dato che si trasforma in carne, ossa e dolore nel volto di Mahmoud, e che la fotografia di Samar Abu Elouf rende universale.

«Questa è una foto silenziosa che parla con forza» ha dichiarato Joumana El Zein Khoury, direttrice esecutiva del World Press Photo. «Racconta la storia di un singolo bambino, ma anche di una guerra più ampia, le cui conseguenze si estenderanno per generazioni». Un messaggio che attraversa i confini e richiama alla responsabilità.

Per Lucy Conticello, presidente della giuria e direttrice della fotografia per M, il magazine del weekend di Le Monde, la scelta è stata immediata: «Questa immagine era chiaramente vincitrice fin dall’inizio. È ciò che il grande fotogiornalismo sa fare: offre un punto d’accesso stratificato a una storia complessa, e ci spinge a non distogliere lo sguardo».

Accanto a questo scatto, due fotografie finaliste completano un quadro globale di dolore e speranza: Night Crossing di John Moore, che ritrae migranti cinesi infreddoliti dopo aver attraversato il confine tra Stati Uniti e Messico, e Droughts in the Amazon di Musuk Nolte, che documenta la crisi climatica nel cuore del Brasile.

Le immagini selezionate verranno esposte in una mostra itinerante che toccherà oltre 60 città nel mondo, raggiungendo milioni di persone online e dal vivo. In un’epoca in cui l’immagine può diventare facilmente un’arma di distrazione, il World Press Photo sceglie di restare un faro di verità, empatia e memoria.

E nella foto di Mahmoud, ogni spettatore ritrova non solo il dolore della guerra, ma anche l’ostinata voglia di vivere. Uno scatto che rimane, anche quando si chiudono gli occhi.

 

18/04/2025

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