Il Cairo – A pochi giorni dalla sua faraonica inaugurazione, il Grande Museo Egizio (GEM) del Cairo — il più grande museo al mondo dedicato alla civiltà dei faraoni — guarda oltre i confini nazionali. L’obiettivo, come ha spiegato il direttore e CEO Ahmed Ghoneim, è chiaro: trasformare il GEM in un hub culturale internazionale, un luogo di incontro e cooperazione tra studiosi, restauratori e istituzioni museali di tutto il pianeta.
“Vogliamo aumentare la cooperazione con altri musei e centri di ricerca, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il nostro museo è al servizio della comunità globale”,
ha dichiarato Ghoneim durante un incontro con la stampa internazionale.
Oltre le polemiche sulle restituzioni
Le parole del direttore arrivano dopo che, sui social, un post di origine incerta aveva reclamato la restituzione globale dei reperti egizi conservati all’estero “con la collaborazione dell’Unesco”. Un’ipotesi che aveva acceso il dibattito, soprattutto alla vigilia della nomina dell’egiziano Khaled el-Enany a direttore generale dell’Unesco — primo rappresentante di uno Stato arabo a guidare l’organizzazione.
Ghoneim, però, ha voluto sgomberare il campo da ogni equivoco: “Questo tema non riguarda il museo”, ha affermato, ribadendo che il GEM punta a costruire ponti scientifici e culturali, non a chiuderli. “I nostri laboratori di restauro e ricerca sono a disposizione di tutti i professionisti del settore”.
Collaborazioni e nuove reti museali
Un concetto ripreso anche dal direttore della conservazione, Hussein Kemal, che ha sottolineato come la priorità, ora che il museo ha aperto le sue porte, sia quella di sviluppare partnership internazionali.
“Non abbiamo ancora instaurato rapporti ufficiali con musei esteri, ma vogliamo farlo. È fondamentale creare una rete con le grandi istituzioni del mondo”, ha spiegato.
Tra i possibili interlocutori spicca il Museo Egizio di Torino, con cui i contatti accademici e tecnici potrebbero presto intensificarsi.
Un colosso per la cultura e il turismo
Il GEM, costato circa 1,2 miliardi di dollari, si presenta come un progetto monumentale non solo per le dimensioni architettoniche, ma anche per la visione contemporanea della museografia egiziana. Gli spazi espositivi, i laboratori di restauro e le aree commerciali interne — dai ristoranti ai negozi — rendono il complesso un motore economico e turistico di portata mondiale.
“Le entrate copriranno le spese correnti grazie all’indotto turistico e ai servizi interni”, ha spiegato Ghoneim, aggiungendo che per i più nostalgici rimarrà aperto anche il vecchio Museo Egizio di Piazza Tahrir.
Diplomazia culturale e rinascita identitaria
La coincidenza tra l’inaugurazione del museo e la nomina di el-Enany all’Unesco segna per l’Egitto un momento di forte riscatto simbolico e diplomatico.
Dopo anni di investimenti e di sforzi per riportare nel Paese alcuni dei suoi tesori più emblematici — come nel caso della Stele di Rosetta, custodita al British Museum — il GEM non nasce come rivendicazione, ma come nuovo paradigma di cooperazione globale.
In un tempo in cui la cultura diventa sempre più terreno di dialogo e diplomazia, il Grande Museo Egizio sembra voler riaffermare il proprio ruolo: non solo custode del passato, ma costruttore di futuro, nel segno della conoscenza condivisa e della bellezza universale.
06/11/2025








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