Il mistero s'addice alla città della Mole e sconfina nell’oscuro, nell’occulto, nell’esoterico, tutti argomenti trattati nel libro Torino Dark. Il mistero è dietro l’angolo (Edizioni del Capricorno), ma sarebbe più esatto dire evocati, da Daniela Schembri Volpe, editor e autrice, giornalista pubblicista, scrittrice di romanzi per ragazzi, di gialli, thriller e testi sulla faccia nascosta dell’ex capitale sabauda.
Non c’è un altro luogo al mondo in cui le linee di forza planetarie si uniscono a formare due triangoli, uno bianco e uno nero. L'autrice racconta che la città intera è come sospesa tra le forze del bene e del male. Il suo cuore bianco batte in Piazza Castello, il cuore nero in Piazza Statuto, dove si troverebbe la porta degli Inferi.
Le atmosfere profondamente nere di Torino sono perfettamente rappresentate nei disegni di Giovanni Gentile. Ma la cortina dark contrasta coi numerosi santi che arricchiscono il pantheon cattolico locale.
La stessa parola magia riporta all’eterna lotta tra il bene e il male e certo l’aura magica a Torino è notevole. Una frontiera dove magia e mistero si intrecciano a simboli profani, coincidenze astrali e linee energetiche.
Torino ha esercitato un’attrazione oggettiva su esoteristi e veggenti. Quasi certamente vi ha soggiornato anche Nostradamus, nella Domus Morozzo, una cascina sul canale della Pellerina, ora demolita. Pare vi fosse esposta una lapide, datata 1556, con un’ermetica scritta in francese antico: “qui ci sono il Paradiso. l’Inferno e il Purgatorio”. Cagliostro è transitato da Torino, come il conte di Saint Germain e il filosofo e alchimista Fulcanelli, per non parlare del grande sensitivo del ’900 Gustavo Rol, che vi è nato, ha operando i suoi “prodigi irripetibili” e vi è morto.
Di lugubre ce n’è abbastanza a Torino e un po’ dappertutto, mai quanto il concentrato di macabro nella chiesa di via Barbaroux, già dedicata a San Giovanni Decollato e sede dell’Arciconfraternita della Misericordia, che provvedeva al conforto spirituale e materiale dei condannati a morte, oltre che alla custodia dei loro resti. Il tema della morte vi ricorre largamente.
Non mancano i fantasmi. Il più romantico è Barbara, cagionevole moglie dell’ambasciatore dello zar, defunta a fine Settecento, sepolta prima a San Lazzaro poi a San Pietro in Vincoli, ma sempre in costante agitazione dal momento che pare sia stata notata una donna dal volto angelico e i capelli biondi aggirarsi inconsolabile tra le tombe. C’è chi dice di averla vista piangente lungo le sponde del Po, sparire poi nelle acque del fiume.
Negli anni Settanta, un maestro del cinema noir, Dario Argento, ambientò a Torino molte scene delle sue pellicole.
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